lunedì 24 settembre 2012

Loupiac AOC, Chateau du Cros 2005


Lopiac è il cugino sfigato di Sauternes.
Un po’ come Paperino e Gastone.
Sauternes ha avuto tutte le fortune possibili.
Posizione eccezionale per la botrytis, ma soprattutto un faro che lo ha segnalato al mondo e ha trainato tutta la denominazione.
Si perché sotto Yquem c’è l’abisso.
Solo pochi produttori tentano di reggere il passo del gigante, senza peraltro riuscirci.
La maggior parte sfrutta il nome, segue la scia, mantenendo prezzi mediamente troppo alti.
Loupiac invece, come Paperino e altri cugini limitrofi, si trova sulla sponda opposta della Garonna, quella sbagliata appunto.
Ma un poco di fortuna, ogni tanto, capita pure a lui.
Sicuramente il 2005 è stato un colpo di fortuna notevole.
Annata eccezionale pressoché in tutta la Francia, non lo stesso da noi.
Ma non si può pensare solo ad un colpo di fortuna per Chateau du Cros.
Il manico c’è, e si sente, nonostante il millesimo fortunato.
Il colore è quello dell’oro zecchino scintillante, meno concentrato dei soliti Sauternes, più elegante.
Anche il peso del bicchiere è quello dell’oro liquido.
I profumi sono come te li immagini guardando il calice.
Miele d’acacia, frutta tropicale matura e disidratata, e quella nota classica di botrytis che ricorda lo zafferano.
Qui si sente veramente nitida, al contrario di altri vini della stessa tipologia assaggiati.
In bocca, manifesta tutta la sua consistenza oleosa in glicerina palpabile che ammanta tutto il palato in un caldo abbraccio.
La freschezza c’è, ipotizzando un buon proseguimento di affinamento, ma fa quello che può, insieme ad una buona sapidità, per contrastare la morbidezza predominante.
La persistenza è notevole, con piacevoli ritorni in perfetta corrispondenza.
Ottimo su un formaggio di montagna a latte crudo, in abbinamento a pane scuro alle pere Pala della Val Venosta.
Ma la morte sua è sicuramente con un crostino di pane caldo spalmato di Roquefort.

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